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ROLFING

Come ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale del corpo per ottenere vitalità e benessere

L’emozione è comportamento e funzione. Tutto il comportamento si esprime per mezzo dell’apparto muscolo-scheletrico. Tutta la funzione è un’espressione di forma e struttura.
Per la psicoterapia moderna, gli avvenimenti esterni di un uomo sono la proiezione del suo sé interiore, spesso nascosto. Da un’altra angolatura possiamo dire che: lo stato emotivo può essere visto come la proiezione dei suoi sbilanciamenti strutturali.
Le risposte dei nervi e delle ghiandole costituiscono il fondamento degli stati emotivi. 
La struttura implica un rapporto.

La materia organica vivente è il risultato di un campo energetico più forte ed evidente della sua controparte organica.
Il bilanciamento rivela che nel corpo scorre un flusso di energia gravitazionale. L’asimmetria e la casualità tradiscono il mancato sostegno da parte del campo gravitazionale.
La struttura (posizione nello spazio fisico tridimensionale – rapporto tra unità) è comportamento.
Il conflitto tra l’uomo e la gravità coinvolge la sua struttura in quanto aggregato di segmenti.
Alcuni elementi possono essere abbastanza pesanti da avere un’esistenza gravitazionale rilevante: capo, torace, pelvi, gambe. I quali sono a loro volta composti da elementi minori: cranio, vertebre, ossa pelviche. A causa della diversità con cui occupo lo spazio e della loro massa i blocchi maggiori hanno un rapporto rilevante con la gravità giunzione cervicotoracica, giunzione lombo toracica …

Il ruolo delle pelvi è fondamentale. Tramite l’articolazione dell’anca, il peso del busto si trasmette alla coscia, alla gamba, al piede e infine a terra. Dato che la superficie terrestre non può adattarsi al movimento, l’uomo deve risolvere il suo problema di gravità cambiando se stesso.

L’articolazione sferica dell’anca, è la più adatta a trovare un accomodamento. I problemi e le possibilità dell’anca dipendono dagli elementi muscolari delle pelvi e dal tessuto connettivo che collega la coscia (dal basso) e il busto (dall’alto) alle pelvi.
Un individuo in difficoltà modifica inconsciamente la propria carne, solidifica la propria attitudine mentale in qualcosa di biologicamente concreto. Nell’integrazione Strutturale ci interessano le deviazioni strutturali che derivano dal mesoderma.

La struttura fisica è determinata da elementi che derivano dal mesenchima: ossa, muscoli, legamenti, tendini, fasce.
Gli elementi primari (ossa, legamenti, tendini) evolvono dalle cellule. Più le unità prendono forma, il residuo meno indifferenziato forma le guaine, che dapprima proteggono e poi sostengono. Sono le fasce.
Il muscolo è racchiuso nella fascia, come la polpa di un’arancia lo è nelle pareti cellulari che la suddividono.
Il muscolo è contrattile e sensibile; le fasce lo sono molto meno. In quanto strato protettivo, devono essere stabili.
Nel sistema miofasciale, ciascun muscolo, organo viscerale è rinchiuso nel proprio involucro fasciale.
Tali involucri, formano a loro volta, un reticolo ubiquitario che sostiene e, al tempo stesso, avvolge, collega e separa tutte le unità funzionali del corpo.
Infine, questi robusti strati elastici formano anche un involucro superficiale che serve da contenitore e da sostegno frenante per tutto il corpo: le fasce superficiali, sotto la pelle (molto elastiche, grazie all’intreccio di fibre).


Fonte:  ROLFINGcome ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale del corpo per ottenere vitalità e benessere – Ida Rolf













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Perché le dieci sedute
Nel Rolfing, il trattamento si incentra su un determinato tipo di tessuto: il connettivo. L’anatomia medica tradizionale in origine prestava poca attenzione a questo tessuto. Tuttavia, l’importanza predominante del tessuto connettivo si può notare anche in un cadavere: se togliessimo i muscoli, le ossa, gli organi e il sistema nervoso, lasciando unicamente il tessuto connettivo, avremo ancora un’esatta topografia del corpo, una mappa precisa della conformazione anatomica.
Le fibre muscolari sono avvolte e raggruppate da strati di fasce fibrose; l’intero muscolo si trova in una guaina di fasce che inizia a trasmettere la forza dal tendine vicino all’osso, o meglio, proprio dal periostio. Il processo di rinnovamento del connettivo dipende da come l’avambraccio, e i segmenti ad esso legati, sono adoperati nella vita quotidiana. Le fasce, essendo una specie di organo ausiliare della forza muscolare, con la loro struttura collaborano nel trasmettere la forza.
Il tessuto connettivo, adempie una funzione intermediaria molto complessa fra i singoli sistemi dell’organismo, sia che si tratti di organi, del sistema muscolo scheletrico, del sistema linfatico, del sistema nervoso, del sistema immunitario o del sistema cardiovascolare: tutti questi sistemi entrano in contatto l’uno con l’altro grazie alla funzione di intermediazione del connettivo.
Ida Rolf aveva originariamente sviluppato la sequenza di dieci sedute per insegnare al meglio il suo modo di lavorare il suo stile di lavoro era senz’altro molto intuitivo e si fondava, oltre che su migliaia di ore lavorative, su di un istinto innato per l’organismo umano. Non è facile insegnare a lavorare con uno stile simile a degli studenti. Per questo motivo, bisognava trovare una via che permettesse agli studenti l’accesso ai temi strutturali, valevoli per tutti gli esseri umani, nonostante le loro diverse conformazioni anatomiche. La serie di dieci sedute di base rappresenta un tentativo, riuscito, di percorrere questa via. Ed è molto di più, è il riassunto di diversi decenni di lavoro sull’organismo umano, un riassunto che tiene in conto l’universalità del corpo e delle particolarità individuali. La serie è, allo stesso tempo l’abbiccì e la tavola pitagorica del metodo Rolfing.

La prima seduta di Rolfingdare libertà al respiro
Quando inizia la prima seduta, un Rolfer può scegliere fra due procedimenti. Può tenere un colloquio preliminare esaustivo con il paziente, su tutti gli avvenimenti della sua vita che potrebbero avere importanza per la terapia. La conformazione anatomica può essere decisamente segnata dalla sua storia.
Il colloquio ha il vantaggio che il terapeuta e il paziente si conoscano, prima di iniziare il trattamento vero e proprio.
Il Rolfer può scegliere un secondo approccio con il suo assistito e rinunciare a tutto ciò che gli viene raccontato spontaneamente. Il Rolfer non fa domande, confida unicamente nella propria percezione, nell’acutezza del suo sguardo e nelle sue mani, che tastano per sapere tutto ciò che potrebbe essere importante. Questo secondo approccio è una grande sfida per ogni terapeuta. Questo secondo approccio non è per nulla facile, ma ha il vantaggio che tutte le informazioni derivano direttamente dall’organismo del paziente. Il corpo, in sostanza, parla da solo, senza che il modo in cui il paziente vede se stesso, o come vorrebbe vedersi, possa falsificare l’immagine.
La via migliore consiste forse in una combinazione dei due approcci.
Il tocco può giungere, fisicamente ed emozionalmente, molto in profondità, anche se penetra nella pelle solo per pochi millimetri.
Una delle finalità più importanti della prima ora Rolfing è di dare più libertà al respiro. La gabbia toracica non deve essere troppo stretta internamente; bisogna innanzitutto creare spazio sufficiente fra i due segmenti principali del tronco: torace e bacino; gli organi, nelle cavità addominale sotto il diaframma, devono essere sufficientemente mobili da formare lo spazio necessario al movimento del diaframma. Per raggiungere tale obiettivo, è necessario che anche il cingolo scapolare sia sciolto, nella sua connessione con il torace, e che, allo stesso modo, le braccia, connesse con il cingolo scapolare, siano liberate da tensioni eccessive. Infine, la gabbia toracica deve poter contare, si suoi margini inferiore e superiore, su strati flessibili che permettano il movimento interno della respirazione.
Per la statica, è indispensabile lavorare a livello dell’anca: dobbiamo coinvolgere nel trattamento tutti gli strati fasciali responsabili delle gambe. In caso contrario, il corpo, così ben raddrizzato, s’inclinerebbe all’indietro, sotto l’influenza della gravità, creando pressione e tensioni nella zona lombare.
Il trattamento dell’anca e delle gambe è particolarmente importante per le persone che tendono a soffrire di ischialgia e di lombalgia. Le fasce muscolari delle gambe sono in diretta connessione con i legamenti della parte bassa della schiena: dalle gambe trasmettono tensioni direttamente alla regione sacrale.
Quindi il trattamento si prefigge di:
  • Creare spazio fra i segmenti principali del tronco, le braccia e le gambe.
  • Deve liberare la gabbia toracica e il diaframma dalle limitazioni dannose, creando in questo modo le basi per un respiro senza sforzo
  • Aumentare la mobilità intorno all’anca, per promuovere un primo riassetto di tutto il corpo in relazione alla gravità, intorno ad una linea verticale a piombo.

La seconda seduta di Rolfing trovare terra
Avremo un trattamento degli strati fasciali delle gambe, includendo le membrane profonde della parte interiore della gamba, i legamenti intorno alle articolazioni delle caviglie e quelli fra le numerose ossa dei piedi. Questa strategia mira far funzionare meglio le articolazioni dell’anca, delle ginocchia e delle caviglie.
In questa seduta si mira a:
  • Una migliore ripartizione del peso sulle volte plantari, quindi un contatto con la terra che sia allo stesso tempo sicuro e flessibile
  • Movimento a cerniera nelle articolazioni delle caviglie, delle ginocchia e delle anche
  • Migliore capacità di flessione e di estensione nella colonna vertebrale
  • Migliore flessibilità nelle fasce esterne e mediane del collo

La terza seduta di Rolfingdare sostegno al tetto del rene
Dato che la prima e la seconda incentivano in particolar modo la bipolarità fra l’inspiro e l’espiro, fra il contatto con la terra e l’orientamento nello spaio, ora, dopo aver trattato la parte anteriore e quella posteriore del corpo, si pone l’esigenza della loro connessione spaziale.

Il paziente è sdraiato sul fianco, in posizione comoda, mentre il Rolfer tratta le fasce laterali del corpo. Il lavoro si occupa prevalentemente dei segmenti che si trovano fra il ginocchio, l’anca e il punto vita, fino alla testa.

Gli obiettivi sono:
  • I segmenti principali del corpo, visti di fianco, devono raddrizzarsi il più possibile, lungo la linea verticale a piombo.
  • Questo raddrizzamento deve evitare afflosciamenti, ma non deve trasformarsi in una postura rigida e iperestesia.
  • Il dorso deve presentare, a tutti i ilivelli, delle transizioni morbide, senza pieghe brusche; le curve della colonna vertebrale devono essere armoniose anche rispetto alla parte anteriore del corpo.
  • Le braccia devono pendere sciolte dal cingolo scapolare, senza essere trattenute alle spalle e al collo, pur conservando un senso di connessione.
  • Il fulcro della terza seduta è l’area intorno all’ultima costola, la dodicesima. Ida Rolf, sottolineava spesso che, se avesse dovuto trattare una persona in un unico punto, avrebbe scelto la fascia intorno alla dodicesima costola. (Se osserviamo il corpo, lì troviamo all’esterno delle catene di muscoli che vanno in diagonale e collegano la parte anteriore della cavità addominale con la gabbia toracica, di lato. Più all’interno, ci imbattiamo in strati muscolari che si estendono in profondità, un muscolo compatto collega la dodicesima con il margine superiore della cresta iliaca; il quadrato dei lombi, e uniscono la dodicesima costola al margine superiore del bacino.

La quarta seduta di Rolfingaprire le chiuse del bacino
Questa seduta ha un tema simile alla seconda seduta: si tratta sempre di connessioni strutturali fra piedi, gambe e schiena. È una continuazione della seconda, perché porta avanti il lavoro sugli arti inferiori, ma èp anche una continuazione della terza, perché continua l’idea di una corretta geometria, sulla “linea esterna” del corpo, do un trattamento su quella laterale.

Il Rolfer osserva il corpo del cliente, davanti e dietri, per valutare come siano distribuite le tensioni interne e profonde, davanti alla colonna vertebrale e come si mettano in relazione con gli strati profondi della schiena.

Gli obiettivi
  • Si continua in trattamento delle strutture dei piedi e delle gambe, iniziato nella seconda seduta, in modo che le gambe, nel complesso, si sistemino meglio sotto il bacino
  • Se il bacino è tutto slittato in avanti, le tensioni delle gambe devono essere trattate profondamente, fino a quando il bacino si collochi bene fra ginocchia e torace. Prestiamo poi attenzione, per la prima volta, al ruolo dei legamenti che uniscono le singole ossa del bacino. Il trattamento delle strutture legamentose del bacino continuerà in modo approfondito nella sensa ora.
  • Il lavoro sulle fasce del dosro, iniziato nella seconda seduta, viene ora esteso a tutta la schiena, coinvolgendo le strutture del bacino
Dopo questo trattamento, controlliamo la mobilità degli strati mediano del collo. È molto importante far proseguire fino all’interno della gola la spinta ascensionale creatasi sul lato anteriore della colonna vertebrale. Per alcuni pazienti, questo comporta il trattamento della parte anteriore della faringe, del vestibolo della bocca, ed eventualmente della mandibola. La quarta seduta è, in questo senso, il primo grande viaggio “all’interno”.

La quinta seduta di Rolfingcreare spazio per gli organi
Secondo la teoria del Rolnfing, la maggior parte dei problemi di schiena si origina in qualche altra zona del corpo. Il bacino gioca spesso un ruolo importante, perché le sue strutture, simili a quelle della testa, sono molto robuste e tenute insieme essenzialmente da legamenti molto rigidi. Una volta che si sia fissato uno schema aberrante in questi strati compatti, la schiena non ha più scampo: sotto l’influenza della gravità, deve reagire alle fissità sottostanti per mantenersi sufficientemente eretta.
Un bacino che devia dalla linea a piombo nell’insieme, può dipendere da una molteplicità di fattori diversi.
Il bacino difficilmente rimane nella sua posizione ideale, sia che camminiamo, che siamo seduti o in piedi, il blocco compatto che si trova fra le nostre gambe ed il busto tende a cadere in avanti o indietro; appena ci rilassiamo, anche solo di poco, oscilla subito, fuori dalla posizione ideale che Ida Rolf gli volle prescrivere.
Avremmo sempre bisogno di fare uno sforzo aggiuntivo con i muscoli di postura, per mantenere il bacino nella posizione orizzontale ideale. Con il Rolfing vogliamo incentivare una struttura a maggior risparmio energetico, quindi non dovremmo sforzarci per mantenere una determinata postura.
I nuovi obiettivi della quinta seduta sono:
  • Favorire una leggera inclinazione del bacino in avanti, intorno all’asse dell’anca, in sostituzione dell’originale allineamento orizzontale.
  • Attivare gli strati esterni della muscolatura addominale, con particolare riguardo a uno strato di tessuto molto importante, la fascia traversa, che passa sotto la muscolatura superficiale dell’addome e gira intorno a tutta la cavità addominale; è anche collegata alla grande guaina interna, la cosiddetta fascia endotoracica.
  • Attivare il muscolo psoas, che sta in profondità dietro agli organi addominali e che collega la colonna lombare con il lato interno dei femori. Questo muscolo gioca un ruolo fondamentale nell’andatura, ma poiché quasi sempre indossiamo le scarpe e l’utilizzo delle dita e dei piedi è pressoché atrofizzato, molte persone non lo usano in modo adeguato, con la conseguenza che il bacino tende ad afflosciarsi su se stesso e gli organi rischiano il collasso. Manifestazioni tipiche di questo problema sono il prolasso dell’utero e l’abbassamento dei reni, che hanno effetti negativi sulla vitalità della struttura interna.
  • L’obiettivo è che la muscolatura interna del bacino, in particolare quella davanti alla colonna lombare, deve bilanciarsi con quella tra le scapole, nella parte superiore del dorso.
  • Uno degli scopo fondamentali della seduta è l’andatura. La seconda e la terza seduta di Rolfing hanno creato una nuova base strutturale nei piedi e nelle gambe. La quinta seduta trasporta questa base in un contesto funzionale.
  • Non ci si limita solo al rapporto dei piedi e delle gambe con la schiena, ma si considerano i rapporti nell’area del bacino, quindi il collegamento interno del tronco con gli arti. Una conclusione efficace della quinta seduta vede le gambe che “rotolano dal bacino” quando si cammina e che, in piedi, “pendono dal diaframma”.

La sesta seduta di Rolfingmobilità per l’osso sacro
In questa seduta, il trattamento delle strutture delle gambe e del bacino trova una conclusione provvisoria.
Le finalità terapeutiche della sesta seduta sono:
  • Le strutture intorno alle caviglie, in questo terzo approccio, devono essere modificate in modo che l’apparato legamentoso permetta un libero gioco articolare fra le ossa del piede. Per ottenere ciò, devono essere trattate anche le membrane nella parte inferiore della gamba: i setti, cioè le guaine divisorie intramuscolari e la membrana interossea, fra tibia e perone.
  • Le fasce della parte posteriore delle cosce vengono controllate ancora una volta per garantire che la transizione col bacino sia mobile e disimpegnata.
  • I legamenti fra osso sacro e coccige sono analizzati in relazione alla loro mobilità. Nel concetto classico della sesta seduta di Ida Rolf, la mobilità fra coccige e osso sacro era uno degli obiettivi terapeutici più importanti.
  • In definitiva, l’osso sacro – mentre il paziente si trova a pancia sotto – dovrebbe riflettere il movimento del respiro. Durante l’inspirazione, le curve naturali della colonna vertebrale si riducono e il bordo superiore dell’osso sacro si muove all’indietro; durante l’espirazione, invece, le vertebre e l’osso sacro percorrono la direzione opposta, quindi, in posizione prona, le curve della colonna vertebrale aumentano e il bordo superiore dell’osso sacro si muove in avanti, in direzione del lettino. Una finalità della sesta seduta Rolfing è il vedere che questo movimento si propaghi per tutta la schiena, come un’onda.
Nelle cinque sedute precedenti abbiamo osservato i nostri pazienti in piedi e mentre camminavano. Un aspetto importante è anche il comportamento da seduti. Per trovare una posizione stabile da seduti, e per poterla tenere a lungo, ci vogliono legamenti elastici, ma non troppo, in tutto il bacino.

Il trattamento delle strutture legamentose del bacino e della colonna lombare provoca una forte spinta ascensionale nelle cavità corporee, così le curve della colonna vertebrale diventano più sciolte, e quindi, più lunghe; dopo la sesta seduta a volte si ha una vera e propria spinta interna verso l’alto di tutto il sistema dorsale. È perciò molto importante controllare, all’inizio e alla fine, la mobilità e la scioltezza delle fasce della gola, che s’inoltrano in profondità. Particolare rilevanza spetta ai muscoli scaleni, i quali collegano le vertebre cervicali mediane alle prime costole e giocano un ruolo fondamentale nella respirazione. Grazie all’effetto di trazione sulle costole, generano una reazione di compenso al movimento verso il basso del diaframma e garantiscono il riempimento della parte alta dei polmoni. Questi muscoli hanno una suddivisione delle fasce davvero eccezionale. Una parte della loro guaina fasciale si ramifica in uno strato legamentoso, che non va fino alle costole, ma forma un ramo secondario che va più all’interno, verso la cupola della pleura. Questo ramo della fascia scalena tiene ferma la pleura – la guaina polmonare – nella parte alta dei polmoni, garantendo così che l’effetto risucchio del diaframma non lo tiri in basso. Per assicurare una connessione interna fra cavità toracica, collo e testa, sottoponiamo questi strati a un sofisticato trattamento in profondità.

La settima seduta di Rolfing creare spazio per il sistema cranio sacrale
Do solito i Rolfer trattano il collo alla fine di ogni seduta. Secondo la nostra esperienza, la maggior parte dei problemi del collo ha origine in altre zone del corpo, indipendentemente dal fatto che si tratti di semplici blocchi articolari o di problemi seri dei dischi intervetebrali.

Il collo, insieme agli occhi, è il punto culminante del polo di orientamento superiore; di conseguenza subisce tensioni e spostamenti da tutti gli altri livelli sottostanti. Noi allineiamo gli occhi su un piano orizzontale: ogni deviazione laterale viene equilibrata tramite una rotazione e un’inclinazione di alcune vertebre cervicali. In quest’area troviamo legamenti molto morbidi, elastici, e muscoli flessibili, che possano compensare senza problemi gli adattamenti richiesti da discrepanze anche profonde nei due lati. Per il collo, questo adeguamento non è privo di problemi. Quando compensa le limitazioni di movimento del bacino o della cavità toracica, perde necessariamente qualcosa della sua mobilità. Diventa chiaro il perché nel Rolfing a fine seduta si tratta sempre il collo.
Gli obiettivi sono:
  • Mobilità ed equilibrio in tutte le vertebre cervicali, soprattutto nella transizione tra la gabbia toracica e il collo, e tra il collo e la testa. Semplificando, possiamo immaginarci il collo come un tubo, che in basso è inserito in un condotto più ampio – la gabbia toracica – e in alto è infilato in una palla – il cranio. Il “tubo” del collo dovrebbe essere in grado sia di rientrare un po’, sia di allungarsi in fuori, da ambedue i lati: solo in questo caso sappiamo che tutte le fasce, i legamenti e le membrane hanno una giusta tensione. Questo equilibrio è particolarmente importante perché fra il collo e la testa devono fluire, attraverso canali molto stretti, i liquidi corporei, quali il sangue ossigenato arterioso, il sangue venoso povero di ossigeno, la linfa e anche il liquido cefalo-rachidiano nel canale vertebrale.
  • Dalla parte del torace e dal cingolo scapolare spesso si trasmettono tensione all’articolazione temporomandibolare. La settima seduta vuole aiutare il cliente ad avere un’apertura della bocca neomale. I dentisti considerano un'apertura minima di 4,6 centimetri. Se l’apertura è inferiore, di solito responsabili sono le tensioni intorno all’articolazione temporomandibolare. Secondo la “ricetta” classica di Ida Rolf, provvediamo innanzitutto a equilibrare le fase dei muscoli temporomandibolari, sul lato esterno della testa, cercando di bilanciare i due lati e ci occupiamo delle tensioni intorno all’articolazione temporomandibolare.
  • Nella settima seduta sono predominanti alcune manovre per bilanciare la testa in modo da tenerla centrata sulla colonna cervicale il più agevolmente possibile. Vista da un lato, dovrebbe trovarsi, insieme agli altri punti di controllo laterali, sulla linea a piombo di allineamento dei segmenti corporei, sulla quale si è lavorato per la prima volta durante la terza seduta. Questo obiettivo indica la direzione verso la quale vorremmo portare il corpo. Dovremmo, in ogni caso, evitare di imporre al paziente un ideale che non va d’accordo con la sua struttura complessiva. In questo senso, dobbiamo evitare un’estensione esagerata della colonna cervicale. Il collo può allungarsi in modo benefico solo fin dove glielo permettono gli strati di tessuto molto spessi che si trovano più sotto nel corpo.
Con la settima seduta, trova conclusione la serie delle sedute fondamentali per la riorganizzazione interna della struttura.
Nelle sedute otto, nove e dieci, si tratta di tradurre i benefici acquisiti in uno stato possibilmente duraturo, e che addirittura possa ulteriormente migliorare.

L’ottava e la nona seduta di Rolfingcoordinamento dei cingoli pelvico e scapolare
Si tratta di due sedute che fanno seguito a sette trattamenti, i quali, in pratica hanno trattato ogni angolo del sistema fasciale, dalla volta cranica fino alle dite dei piedi.

Gli obiettivi sono dunque:
  • Migliore coordinazione fra gli arti superiori ed inferiori, mediati dai cingoli pelvico e scapolare.
  • Miglioramento strutturale delle braccia e delle mani, nel contesto di una percezione tattile: con questo intendo dire che le mani, come mezzo espressivo, sono connesse all’espressione complessiva della struttura corporea. Le mani, per la loro capacità di percezione, occupano moltissimo spazio nel sistema nervoso. Nell’ottava e nona seduta abbiamo la possibilità di continuare sul piano della percezione il lavoro svolto su un piano strutturale nelle sedute precedenti.
  • Durante l’ottava e la nona seduta, dovremmo chiederci, ancora una volta, fino a che punto le vertebre dorsali possano compiere il loro compito di “distributori del peso”. Il cliente ora può esplorare quest’aspetto da una nuova prospettiva: teoricamente, non dovrebbe percepire la sua schiena come una superficie, ma come il confine posteriore di una grande cavità interna, dimenticando che esiste una colonna vertebrale.

La decima seduta di Rolfingradicare i piedi al suolo e aprire gli occhi all’orizzonte
Come le due sedute precedenti, anche la decima seduta lascia molto spazio a un lavoro personalizzato.

Gli obiettivi dell’ultima seduta sono:
  • Rafforzare nuovamente la percezione del cliente, sia verso l’interno (propriocezione) sia verso l’esterno (estero-propriocezione). Una capacità percettiva migliore si traduce in una migliore relazione del corpo intero con il campo gravitazionale terrestre. Se il paziente, all’inizio dei trattamenti, aveva già un buon contatto con il suolo, nel corso dell’intera serie stimoleremo la percezione dello spazio. Se già godeva di un buon orientamento visivo, procederemo in senso opposto, stimolando il contatto con il suolo. Durante la decima e ultima seduta si tratta di far coesistere le due modalità di percezione: quando tutto ha funzionato bene, il paziente può giocare liberamente fra le due dita. L’organismo sceglierà la forma più adeguata, l’orientamento al terreno o allo spazio, senza che noi siamo minimamente coscienti di questo processo di decisione estemporanea del sistema nervoso.
  • Ancora una volta, la decima seduta, vuole equilibrare il corpo come insieme. L’equilibrio è una cosa diversa dalla simmetria: il corpo ha sempre, per natura, due lati differenti, perché la struttura interna delle due metà corporee è diversa. Gli organi non sono posizionati simmetricamente nelle cavità del corpo e persino le due parti del cervello sono leggermente differenti. Nonostante la muscolatura esterna sia per lo più simmetrica, deve comunque adeguarsi alle più potenti forze strutturanti interne. Queste forze sono inscritte nella dinamica degli organi e del sistema cranio sacrale e sono attive da quando eravamo degli embrioni sprovvisti di muscoli.
  • Nella decima seduta non vogliamo rendere uguali le due metà del corpo: una simmetria relativa è senz’altro auspicabile, ma l’obiettivo centrale non è superficiale, è piuttosto l’equilibrio fra l’interno e l’esterno. Quest’armonia porterà automaticamente con sé un migliore bilanciamento dei muscoli flessori ed estensori: infatti, promuove sia una forma corretta dell’apparato locomotore, sia un movimento fisiologicamente appropriato degli organi.

Fonte: Il corpo in linea - Peter Schwind - Mediterranee


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