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martedì 27 marzo 2018

Le influenza celesti – Rodney Collin


I. L’ASSOLUTO

Immaginiamo una palla di ferro rovente che rappresenta l’unità. La sua composizione, peso, forma, temperatura e radiazione, costituiscono una cosa, un essere. Ma il suo effetto su tutto quello che la circonda si sviluppa secondo tre fattori:
  • essa li illumina e li riscalda in proporzione inversa al quadrato della sua distanza (radiazione)
  • li spinge in proporzione diretta alla sua massa (attrazione)
  • li influenza dopo un intervallo in proporzione diretta alla sua distanza (tempo)

Se la sua massa e la sua radiazione sono costanti, allora questo terzo fattore, sebbene presente, rimane invisibile ed incommensurabile.
Ma per tutti gli oggetti che sono in rapporti diversi con la palla radiante, l’effetto combinato di questi tre fattori sarà diverso e distinto. Così le variazioni nell’effetto dell’unità radiante, attraverso l’azione reciproca di questi tre fattori, diventano infinite.
Qui abbiamo collocato due cose: una unità radiante ed il suo ambiente. Immaginiamo ora una singola palla il cui polo sud sia arroventato ed il cui polo nord sia allo zero assoluto. Se supponiamo che questa palla o sfera sia fissa nella forma, quantità e massa, più grande è il calore del polo sud, più grande è la rarefazione della materia nelle sue vicinanze, e di conseguenza più grande è la condensazione della materia in vicinanza al polo freddo. Se il processo va avanti all’infinito, la radiazione e la massa si separano completamente, il polo sud si presenta come se fosse radiazione pura, ed il nord massa pura.
Ora, proprio all’interno della sfera stessa, questi tre fattori – radiazione, attrazione, tempo – creeranno un numero infinto di condizioni fisiche, un numero infinito di rapporti fra i poli. Le tre modificazioni dell’unità avranno creato infinite varietà.
Ogni punto della sfera riceverà una quantità precisa di radiazioni del polo sud, sentirà un preciso grado di attrazione dal polo nord, e sarà separato da entrambi i poli (sia nel ricevere gli impulsi che nel rifletterli) da periodi precisi di tempo. Questi tre fattori, insieme, formeranno una formula che fornirà una definizione perfetta di ogni particolare punto della sfera, e che indicherà esattamente la sua natura, le sue possibilità e le sue limitazioni.
Se chiamiamo cielo il polo sud, ed inferno il polo nord, abbiamo un’immagine che rappresenta l’Assoluto della religione. Ora, tuttavia, il nostro compito è quello di applicare questo concetto all’Assoluto dell’astrofisica, q quel quadro del Tutto che la scienza moderna sta tentando di vedere attraverso le smisurate distanze e le inimmaginabili durate che si aprono davanti a lei.
Dobbiamo immaginare che l’intera superficie della nostra sfera universale, con i suoi poli di radiazione e di attrazione, si cosparsa di galassie in crescita, e che l’intera superficie del Sole sia cosparsa di mulinelli di fuoco. Questa “crescita” delle galassie vuol dire espansione da un polo di assoluta unità di luce ad una infinita estensione di molteplicità e di distanza; poi una nuova contrazione verso un polo di assoluta unità della materia. Ma i poli di luce e di materia sono solo gli estremi opposti dello stesso asse. E tutta questa “crescita” è solo la superficie dell’universo nell’eternità”[1].
Questa sfera universale non è sottoposta né a misurazioni, né a logiche umane. I tentativi di misurarla in modi diversi si sono dimostrati delle assurdità, e deduzioni ugualmente plausibili su di essa conducono a conclusioni diametralmente opposte. E questo non è sorprendente se ricordiamo che è la sfera di ogni possibilità immaginabile e inimmaginabile.

Da un punto di vista tutte le galassie, tutti i mondi possono essere considerati come in continuo lento movimento dal polo della radiazione, all’equatore della massima espansione, per decrescere di nuovo al polo finale della massa.
Da un altro punto di vista, può essere la forza-vita, la consapevolezza dell’Assoluto stesso, che crea questo eterno pellegrinaggio. Inoltre, come conseguenza della nostra definizione dell’Assoluto, tutte le parti, le possibilità, i tempi e le condizioni di questa sfera universale devono esistere insieme, simultaneamente ed eternamente, sempre cambiando e sempre restando le stesse.
In una tale sfera tutti i concetti della fisica antica e moderna possono essere uniti.
L’intera sfera è quello spazio chiuso postulato per la prima volta da Riemann. La nuova idea di un universo in espansione, che raddoppia le sue dimensioni ogni 1300 milioni di anni, è una espressione del movimento dal polo della radiazione verso l’equatore della massima espansione.

Tutto quello che possiamo dire con certezza è che l’Assoluto è Uno, e che dentro questo Uno, tre forze, che si differenziano come radiazione, attrazione, tempo, tra di loro creano l’infinito.

Fonte: Le influenze celesti di Rodney Collin




https://www.macrolibrarsi.it/libri/__le-influenze-celesti.php?pn=2028


[1] Vedi “Cosmologia moderna” di George Gamow in Scientific American, marzo 1954