Il mago,
scorgendo come il Supremo ha “costituito i servizi degli angeli e degli uomini
in ordine meraviglioso”, si considera non come uno straniero nell’universo, non
come un essere separato da esso, ma come arte di quella diversità vivente nell’unità,
e afferma insieme all’antico iniziato greco: “Io sono un Figlio della Terra, ma
la mia Razza proviene dal Cielo Stellato”.
Distogliendo
lo sguardo dai Luoghi Celesti, egli vede sé stesso in Malkut, il Regno della
Terra, e comprende che questa esistenza imperfetta e frustrata nel corpo
fisico, è imperfetta e frustrata perché,
per quanto egli possa sapere con l’intelletto delle realtà oltre le apparenze,
non è stato ancora in grado di afferrare
questa verità nel mondo fisico. “Non sapete che siete delle divinità” afferma
la Scrittura Cristiana, e un poeta moderno così si è espresso: “Sappi questo, o
Uomo, l’unica radice di errore in te è non conoscere la tua propria divinità”.
Poi rivolgendo
il suo sguardo all’esterno, egli nota nella sua natura e in quella di quanti lo
circondano la prova di una Caduta dalla Perfezione Potenziale. Ma nel bel mezzo
di questa Caduta egli vede la dimostrazione di un Ritorno e attraverso le
sofferenze di miriadi di vite egli comprende che la Via della Salvezza è la Via
del Sacrificio. Così egli formula l’antico assioma ermetico Solve et Coagula,
che può essere reso come “Dissolvi e ricostituisci”, usando così i rituali dell’Alta
Magia per ottenere quella dissoluzione e quella ricostituzione.
Ma cosa
viene dissolto e ricostituito? Non certo quella Scintilla Eterna che “illumina
ogni uomo”, ma piuttosto l’Io personale che egli ha per tanto tempo considerato
il suo solo Io reale, la personalità cui si è attaccato e che ha difeso con
tanta tenacia e indulgenza; è proprio questa persona, questa maschera dell’uomo reale, che deve essere dissolta
e ricostituita. Ma ciò che è in sé imperfetto come può produrre la perfezione? “La
natura priva di aiuti viene meno” dicevano gli antichi alchimisti, e nelle
Scrittura leggiamo: “Se il Signore non costruisce la Casa, il muratore lavora
invano”. Così il mago in tutta umiltà cerca la Conoscenza e la Conversazione
del suo Santo Angelo Custode, quell’Autentico Io di cui la sua personalità
terrena è solo la maschera
Questa è
la meta suprema del mago; tutto il resto, incantesimi e formule, riti e cerchi,
spade, bacchette e suffumigi, è solo un insieme di mezzi mediante i quali può
raggiungere questo scopo.
Allora,
in comunione, anche se breve, con l’Autentico Io, egli viene istruito da quel
Sovrano Interno nell’Ata Magia che un giorno solleverà la sua umanità alla
Divinità e conseguirà ciò che i Veri Misteri hanno sempre indicato come l’autentico
fine dell’uomo: la Deificazione.
Fonte: La Magia di W. E. Butler