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sabato 21 gennaio 2017

Lavoro pratico su sè stessi - E.J. Gold

CAPITOLO 2

LO STAGNO

La macchina non ha una vera emozione. Ciò che in noi chiamiamo “emozioni” sono solo riflessi automatici del centro mentale in risposta alle riverberazioni organiche del centro motorio. Rimuovere gli effetti di tali riverberazioni elimina in noi stessi la maggior parte della nostra negatività e della sofferenza meccanica.

Ogni macchina biologica umana, a seconda delle sue caratteristiche, ha il suo repertorio particolare di reazioni mentali riflesse nei confronti di shock, ed anche nei confronti di stimoli ed influenze estremamente moderati, provenienti dalla memoria. Ogni macchina ha anche una corrispondente sensibilità ad alcuni shock e non ad altri. Gli shock sono conseguenze organiche di impressioni che attraversano la macchina, il cui impatto determinato anche dalle risposte del centro mentale della macchina a ciò che essa pensa di sentire riguardo a ciò che sperimenta. Poiché noi, vale a dire il sé non-fenomenico, non abbiamo alcuna volontà sopra la macchina, quando i vari shock ed impressioni esercitano il loro impatto sulla macchina, noi non siamo capaci di  impedire ai corrispondenti shock organici di irradiare da ciascun centro, espandendosi e riverberando attraverso l’intero sistema organico, incluse le ossa, il sistema delle ghiandole linfatiche, il tessuto muscolare, gli organi d’ingestione e di eliminazione, il flusso sanguigno, il cervello superiore ed il sistema nervoso. Fossimo tanto sciocchi da tentare di ingerire cibo, eliminare i rifiuti o ragionare mentalmente tra noi, durante tali disturbi organici, il cibo avrebbe un gusto terribile, i nostri affari e relazioni romantiche ne soffrirebbero e gli stessi intestini si rifiuterebbero di fare il loro lavoro. Noi tutti soffriamo di queste involontarie riverberazioni della macchina, specialmente quando la essa reagisce negativamente a questi disturbi e ci trascina con sé. Consideriamo la macchina biologica come un calmo specchio d’acqua, uno stagno, e lo shock delle impressioni come un sasso che vi gettiamo. In questo caso, le increspature nell’acqua rappresentano le riverberazioni organiche delle emozioni negative. Come ci possiamo aspettare, certi tipi di sasso producono maggiori shock organici di altri. Quando qualche disturbo produce un urto sul centro motorio-riflessivo, è come un sasso gettato nell’acqua; le increspature si irradiano attraverso la macchina in conseguenza dell’impatto pseudo-emotivo. Nell’esempio del sasso che affonda nell’acqua, dobbiamo esser consapevoli che le riverberazioni non avvengono solo in superficie, ma anche sotto la stessa. Pur non potendo osservare direttamente queste riverberazioni sott’acqua, possiamo arrivare a capire che esse sono molto potenti e che hanno una profonda influenza sui nostri stati interiori. Naturalmente noi desideriamo tenere calmo ed indisturbato il nostro bello stagno, specialmente quando vi cade dentro un sasso a disturbare la nostra calma illusoria. Per mantenere la macchina in stato di veglia, dobbiamo aver la volontà di compiere ogni sforzo possibile per minimizzare il caos, all’interno della macchina, prodotto dall’impatto devastante di queste emozioni negative. Potremmo nasconderci in una grotta, sperando di evitare del tutto i sassi. 

Questa è la via del monaco, che si isola dalle influenze organiche più basse, sperando di poter restare ricettivo solo alle influenze che provengono dalle dimensioni superiori. Ma, a lungo andare, questo non l’aiuta, e non aiuta neppure noi. Nella vita ordinaria non possiamo impedire a questi sassi di cadere. Non abbiamo alcuna autorità su questi “sassi” (stanti a significare gli shock interni ed esterni) e neppure lo desideriamo. Possiamo però avere autorità su qualcosa. Ma cosa? Se speriamo di eliminare queste involontarie riverberazioni organiche di riflesso, dobbiamo esercitare autorità sulla macchina; non in maniera ordinaria, ma in modo molto speciale. Possiamo imparare ad “aprire le acque” prima che cada il sasso, così che la macchina biologica non offra resistenza al sasso e le riverberazioni non avvengano. In questo modo l’emozione negativa, al massimo, sarà soltanto momentanea. Questo esercizio è registrato nella tradizione Occidentale come L’Apertura del Mar Rosso. Anche nel corso della vita ordinaria, di quando in quando, possiamo aver notato che se nei dintorni si trova una persona che è per noi una “sorgente ambulante di emozioni negative”, nella macchina inizia a manifestarsi una sensazione corrispondente, che noi automaticamente classifichiamo come un’emozione e che ci sembra molto naturale. Può darsi che questa sensazione abbia origine nello stomaco, o che si manifesti in un irrigidimento nel torace, in una stretta alla gola, un ronzio o infischio nelle orecchie o delle fitte agli occhi. Dopo questa sensazione iniziale, dovremmo avere la capacità di sentire certe sensazioni organiche secondarie che riverberano attraverso la macchina, e che spariscono, vanno a morire molto lentamente, dopo essersi completamente amalgamate con la totalità delle vibrazioni che già stanno avvenendo nella macchina. Dopo breve tempo che queste riverberazioni secondarie iniziano a manifestarsi per tutta la macchina, dovremmo notare che il centro mentale ha preso una decisione: ha deciso che un qualche stato emotivo si è probabilmente attivato nella macchina, poiché rileva la presenza in essa di certe sensazioni che di solito vengono associate con un determinato stato emotivo. E questa è la totalità di ciò che osiamo chiamare in noi stessi “emozione”. Siamo incapaci di distinguere i veri stati d’animo del centro emozionale dagli shock mentali che riverberano inconseguenza di ordinarie sensazioni che hanno origine nel centro motorio, erroneamente identificate dal centro mentale come emozioni. Se fossimo capaci di osservare attivamente la macchina per un lungo periodo di tempo, noteremmo qualcosa di peculiare: che le sensazioni e le impressioni della macchina cambiano continuamente, indiretta relazione a queste riverberazioni organiche secondarie, che chiamiamo emozioni negative in quanto sono prodotte dalla macchina. L’uomo meccanico non ha emozioni. Ciò che chiama “emozioni” in realtà sono solo riflessi del centro motorio, collegati ai muscoli ed al sistema nervoso della macchina. Che emozione può esserci per una macchina biologica che funziona in modo meccanico secondo i suoi riflessi condizionati? Tali macchine hanno solo emozioni inferiori, emozioni immaginarie create dal centro mentale come reazione-di-riflesso ai disturbi che avvengono nel centro motorio. Non essendo vere emozioni, ma sensazioni dei centri motorio e riflessivo, a cui abbiamo imparato ad attaccare un significato mentale, e poiché hanno origine nella macchina, diamo loro il nome di emozioni negative. Se fossero prodotte intenzionalmente dal vero centro emozionale, non riverbererebbero attraverso tutta la macchina, e si chiamerebbero emozioni, non emozioni negative. L’emozione meccanica che sorge nel centro mentale è solo momentanea, perché è un riflesso dei muscoli; sembra essere più duratura solo perché vediamo il solco del suo passaggio distruttivo, le sue riverberazioni che si increspano attraverso i muscoli e gli organi interni.

Fonte: Lavoro pratico su sè stessi - E.J. Gold