Capitolo primo
Vincoli
neurologici: il mondo fisico rimane costante, mentre
l’esperienza che ne abbiamo cambia enormemente in funzione del nostro sistema
nervoso.
Il nostro sistema nervoso deforma
e cancella sistematicamente intere parti del mondo reale. Ne risulta la
riduzione della portata dell’esperienza possibile, come pure l’introduzione di
differenze tra quanto sta realmente avvenendo nel mondo e l’esperienza che ne
abbiamo. Quindi il nostro sistema nervoso, determinato geneticamente sin
dall’inizio, costituisce il primo insieme di filtri che distinguono il mondo –
il territorio – dalla nostra rappresentazione del mondo – la mappa.
Vincoli
sociali: l’ipotesi è che la funzione del cervello e del sistema
nervoso e degli organi dei sensi sia principalmente eliminativa e non produttiva. Chiunque ha la facoltà in ogni
momento di ricordare tutto ciò che gli è accaduto e di percepire tutto ciò che
accade dovunque nell’universo. La funzione del cervello e del sistema nervoso è
di proteggerci contro il pericolo di essere sopraffatti e confusi da questa
massa di conoscenza in gran parte inutile e irrilevante, cacciando via la
maggior parte di ciò che altrimenti percepiremmo e ricorderemmo in ogni
momento, e lasciando solo quella piccolissima e particolare selezione che ha
probabilità di essere utile in pratica.
Ogni individuo è nello stesso
tempo il beneficiario e la vittima della tradizione linguistica nella quale è
nato; il beneficiario in quanto il linguaggio gli dà accesso ai ricordi
accumulati dell’esperienza altrui; la vittima in quanto lo conferma nella
convinzione che la ridotta consapevolezza sia la sola consapevolezza e perché
stuzzica il suo senso della realtà, in modo che egli è fin troppo pronto a
prendere i suoi concetti per dati, le sue parole per cose vere (Aldous Huxley, Le porte della percezione, Mondadori,
Milano, 1980).
Un secondo modo in cui la nostra
esperienza del mondo differisce dal mondo in sé è dovuto all’insieme dei
vincoli o filtri, sociali.
Vincoli
individuali: un terzo modo in cui la nostra esperienza del
mondo può differire dal mondo in sé è dovuto a una serie di filtri che
chiamiamo individuali. Intendiamo pe filtri individuali tutte le rappresentazioni
che creiamo come esseri umani in base alla nostra storia personale unica.
I modelli e le mappe che creiamo
nel corso della vita si basano sulle nostre esperienze individuali, e poiché
taluni aspetti delle nostre esperienze saranno unici per noi in quanto persona,
talune parti del nostro modello del mondo saranno esclusivamente peculiari di
ciascuno di noi. Questi singoli modi con i quali ciascuno di noi rappresenta il
mondo costituiranno un insieme di interessi, abitudini, simpatie, antipatie e
regole di comportamento che sono decisamente nostri.
Modelli
e terapia: abbiamo constatato per esperienza che le persone vengono
tipicamente in terapia soffrendo, con la sensazione d’essere paralizzate, senza
avvertire alcuna possibilità di scelta o libertà d’azione nella loro vita. Ciò
che abbiamo scoperto non è che il mondo è troppo limitato o che non vi sono
scelte, ma che costoro impediscono a sé stessi di scorgere le opzioni e le
possibilità che gli si dischiudono perché queste non sono disponibili nei loro
modelli del mondo.
La domanda che ci poniamo è
questa: com’è possibile che esseri umani diversi, posti di fronte allo stesso
mondo, abbiano esperienze tanto differenti? La nostra opinione è che questa
diversità sia principalmente il risultato della differenza di ricchezza dei
loro modelli.
Il comportamento degli esseri
umani, per quanto bizzarro possa sembrare a prima vista, ha un senso se lo si
vede nel contesto delle scelte generate dal modello. La difficoltà non sta nel
fatto che essi effettuano la scelta sbagliata, ma che non hanno abbastanza
scelte: non hanno un’immagine del mondo messa a fuoco con ricchezza. Il
paradosso più diffuso che scorgiamo nella condizione umana è questo: i processi
che ci permettono di sopravvivere, crescere, cambiare e provare gioia sono gli
stessi processi che ci permettono di mantenere un modello del mondo impoverito:
la nostra capacità di azionare dei simboli, cioè di creare dei modelli … se
commettiamo l’errore di confondere il modello con la realtà. Possiamo individuare
tre meccanismi generali con i quali lo facciamo: la generalizzazione, la
cancellazione e la deformazione.
La generalizzazione è il procedimento con il quale elementi o parti
del modello di una persona vengono staccati dalla loro esperienza originaria e
giungono a rappresentare l’intera categoria di cui l’esperienza è un esempio.
La nostra capacità di generalizzare è essenziale per affrontare il mondo. Per
esempio, ci è utile sapere generalizzare dall’esperienza di una bruciatura al
contatto con una stufa rovente alla regola che le stufe roventi non vanno
toccate. Ma se generalizziamo quest’esperienza sino alla percezione che le stufe
sono pericolose, e ci rifiutiamo quindi di stare in una stanza con la stufa,
limitiamo senza alcuna necessità il nostro movimento nel mondo.
La cancellazione è un procedimento con sui, selettivamente, prestiamo
attenzione a certe dimensioni della nostra esperienza e ne escludiamo altre.
Prendiamo per esempio, la capacità di filtrare o escludere ogni altro suono, in
una stanza piena di gente che parla, per ascoltare solo la voce di una data
persona. Con lo stesso procedimento possiamo impedire a noi stessi di udire i
messaggi di affetto di altre persone alle quali teniamo molto.
La deformazione: è il procedimento che ci permette di operare
cambiamenti nella nostra esperienza dei dati sensoriali.
Van Gogh ha potuto dipingere quei
cieli perché era in grado di deformare la propria percezione spazio-temporale
al momento della creazione.
Fonte: La struttura della magia - Richard Bandler, John Grinder